Attraverso gli altri: come il sostegno sociale può prevenire il rischio suicidario

di Denise Martino
“Il dolore se è condiviso, si dimezza. La felicità se condivisa si raddoppia” (San Tommaso)

Il suicidio è una delle principali cause di morte fra gli individui tra i 15 e i 44 anni. Secondo i dati dell’ OMS, nel mondo si suicidano circa 800.000 persone ogni anno. Una persona ogni 40 secondi(1).

Diventa evidente come il fenomeno suicidario sia un grave problema di salute pubblica.

La comprensione del suicidio trova le sue radici in ambito biologico, psicologico e sociale, rendendo neccessaria una visione multidisciplinare e multidimensionale del fenomeno.

Nonostante i molteplici fattori di rischio, sono altrettanto presenti diversi fattori protettivi.

Numerosi studi hanno dimostrato come il supporto sociale sia uno dei fattori preventivi più efficaci contro il rischio suicidario.

Il suicidio: definizione e fattori di rischio

Il suicidio è definito come una morte intenzionale, ossia l’atto con cui una persona pone volontariamente e consapevolmente fine alla propria vita(2).

Nella trattazione del suicidio, però, la parola chiave non è “morte” ma è “vita”(3).

Alla base del fenomeno suicidario, sussiste quello che Edwin Shneidman definì come psychache, ovvero “tormento della psiche”.

Secondo l’autore, il suicidio è la risposta ad un dolore mentale sentito come insopportabile dal soggetto in crisi, che vede come unica via d’uscita la morte.

La volontà dell’individuo, quindi, non è morire ma porre fine ad un dolore mentale sentito come intollerabile.

Nonostante il dolore mentale sia un fattore cruciale nella spiegazione del suicidio, non è l’unico elemento da prendere in considerazione.

Il suicidio è un fenomeno complesso che non ritrova spiegazione in un’unica causa. Per tale ragione, è da considerarsi “multifattoriale” e “multidimensionale”.

I fattori di rischio, si possono raggruppare in:

Fattori biopsicosociali:

  • Malattie fisiche e dolore cronico
  • Disturbi mentali, in particolare disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, schizofrenia
  • Dipendenza da alcol e sostanze
  • Hopelessness (disperazione intesa come mancata speranza del futuro)
  • Traumi e abusi
  • Precedenti episodi di suicidio in famiglia
  • Isolamento sociale
  • Pensiero rigido
  • Strategie di coping maladattive

Fattori ambientali:

  • Situazioni di stress prolungato come bullismo, problemi relazionali, difficoltà economiche
  • Eventi specifici di vita stressanti come separazione e divorzi, perdita del lavoro o di una persona cara
  • Facile accesso ad armi letali

Fattori socioculturali:

  • Stigma nella richiesta d’aiuto e sul fenomeno suicidario
  • Difficoltà nell’accedere alle cure mediche soprattutto quelle per la salute mentale.

Per quanto i fattori di rischio contribuiscono ad una maggiore comprensione del fenomeno suicidario, non bisogna limitarsi ad una semplice associazione di causa-effetto. Non esiste un singolo fattore scatenante ma un insieme di elementi che si mescolano nella storia unica dell’individuo, aumentando o meno la probabilità di rischio.

“La gente non si uccide perchè le statistiche suggeriscono che dovrebbe. L’idea del suicidio non viene da protocolli statistici ma dal dolore psicologico. Ogni persona è unica” (Shea, 2002)

Sostegno sociale come fattore di prevenzione

Il sostegno sociale gioca un ruolo fondamentale nella salute mentale.

Studi  mostrano come il supporto sociale sia associato a bassi livelli di depressione, ansia e stress e come reti di supporto positive contribuiscono a migliorare l’autostima e promuovere una visione della vita più soddisfacente(5).

Cobb definisce il supporto sociale come “l’informazione proveniente da altri di essere oggetto di amore e di cure, di essere stimati e apprezzati, di far parte di una rete di comunicazione e di obbligo reciproco”(6)

Il supporto sociale rappresenta, inoltre, un importante fattore preventivo del rischio suicidario.

Una meta-analisi ha evidenziato l’impatto del sostegno sociale sul suicidio(7):

  1. Ridurre il carico emotivo: condividere i propri sentimenti comporta un alleggerimento del carico emotivo e favorisce maggiore comprensione e validazione del proprio stato emotivo;
  2. Promuovere senso di appartenenza: il sentirsi parte di una rete, creare nuove connessione riduce il senso di isolamento e alienazione;
  3. Migliorare le strategie di coping: le reti di supporto sociale possono offrire consigli concreti, orientamento e strategie di coping efficaci per gestire situazioni stressanti, rafforzando la capacità dell’individuo di affrontare le avversità;
  4. Attenuare l’impatto negativo dello stress (effetto buffering): secondo la teoria del buffering effect di Cohen(8), il sostegno sociale funge da “cuscinetto” contro gli effetti negativi dello stress, rafforzando l’autostima e promuovendo una visione più positiva della propria vita;
  5. Facilitare l’accesso ai servizi specializzati: il supporto sociale può incoraggiare l’individuo a rivolgersi a professionisti della salute mentale specializzati, ricevendo un aiuto adeguato.

 

Conclusione: l’importanza della prevenzione “dal basso”.

Il fenomeno suicidario è il risultato di una combinazione di fattori biologici, psicologici e sociali, rendendo, quindi, la sua prevenzione una vera e propria sfida. Non esiste un’ unica causa ma un insieme di fattori di rischio e di prevenzione che si mescolano con la storia unica del soggetto.

Tra i fattori protettivi, il sostegno sociale svolge un ruolo significativo: contrasta quei meccanismi negativi (stress, hopeleness, isolamento sociale..) che caratterizzano il rischio suicidario e promuove una visione positiva del futuro.

La prevenzione del suicidio, quindi, parte anche “dal basso” , rendendo le persone più vicine una prima fonte essenziale di aiuto e di ascolto.

Per fare questo, però, è necessario che il tema del suicidio non sia più un tabù. È fondamentale formare ed informare le persone sul fenomeno suicidario, dai segnali di allarme ai servizi di consulenza, sostegno e emergenza a cui possono fare riferimento.

Bibliografia

  1. World Health Organization. (2019, 9 settembre). Suicide: One person dies every 40 seconds. WHO. https://www.who.int/news-room/detail/09-09-2019-suicide-one-person-dies-every-40-seconds
  2. Shneidman, E. S. (1993). Suicide as psychache: A clinical approach to self-destructive behavior. Jason Aronson
  3. Pompili, M. (2013) La prevenzione del suicidio. Bologna: Il Mulino.
  4. Shea, S.C. (2002), The pratical art of suicide assessment, New York, John Wiley & Son.
  5. Silva C, McGovern C, Gomez S, Beale E, Overholser J, Ridley J. Can I count on you? Social support, depression and suicide risk. Clin Psychol Psychother. 2023;30(6):1407-1415. doi:10.1002/cpp.2883
  6. Cobb, S. (1976). Social support as a moderator of life stress. Psychosomatic Medicine, 38(5)
  7. Darvishi N, Poorolajal J, Azmi-Naei B, Farhadi M. The role of social support in preventing suicidal ideations and behaviors: a systematic review and meta-analysis. J Res Health Sci. 2024; 24(2):e00609. doi:10.34172/jrhs.2024.144
  8.  Cohen, Sheldon & Wills, Thomas. (1985). Stress, Social Support, and the Buffering Hypothesis. Psychological bulletin.

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